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L’irrefrenabile corsa del treno dei Doobie Brothers

C’è una canzone simbolo per ogni gruppo musicale.
Un brano, insomma, che a quel nome si accosta quasi automaticamente.
Per i Doobie Brothers non c’è dubbio, è Long Train Runnin‘.
Senza quel brano non avremmo ancora in casa i dischi dei Doobies e non ci verrebbe voglia di sfilare dalla custodia “The Captain and Me” (1973), metterlo sul piatto, posizionare la puntina sul solco del secondo brano del lato A e far partire le note di Long Train Runnin’.

Il “cavallo di battaglia” del gruppo è nato solo grazie all’insistenza di Ted Templeman, il loro manager. Fu lui, ascoltando la strumentale usata come riempitivo nei live, ad insistere perchè la convertissero in una canzone più breve, con testi emozionali ed incisivi.
Il riccioluto Tom Johnston, co-fondatore dei Doobs (un altro dei nomi con cui i fan chiamano affettuosamente i loro beniamini) non si è fatto pregare.
Presa carta e penna, ha buttato giù un testo che ribalta completamente l’idea che ognuno di noi si fa quando si parla di treni che partono o sfrecciano via: niente tristezza, niente pianti e dolorosi addii, solo amore:

Down around the corner, half a mile from here
See them long trains run, and you watch them disappear
Without love, where would you be now
Without love
You know I saw miss Lucy down along the tracks
She lost her home and her family and she won’t be coming back
Without love, where would you be right now
Without love
Well the Illinois Central
And the Southern Central Freight
Got to keep on pushin’ mama
You know they’re running late
Without love, where would you be now
Without love
Well the Illinois Central
And the Southern Central Freight
Got to keep on pushin’ mama
You know they’re running late
Without love, where would you be now
Without love
Well the pistons keep on turning
And the wheels go round and round
The steel rails are cold and hard
For the miles that they go down
Without love, where would you be right now
Without love ooh
Where would you be now
Mmm, got to get you, baby baby, won’t you move it down?
Won’t you move it down?
Baby, baby, baby, baby, won’t you move it down?
When the big train run
When the train is movin’ on I got to keep on movin’
Keep on movin’
Won’t you keep on movin’?
Gonna keep on movin’

Comunque la strada per il successo per i Doobie Brothers è stata impervia, difficoltosa ma mai priva di spunti interessanti.

Intanto dalla scelta del nome del gruppo.
E’ il 1969 quando Tom Johnston (chitarra, voce) e John Hartman (batteria) decidono di collaborare insieme. Si fanno chiamare “Pud” che, nello slang americano può avere un doppio significato: pene maschile o persona pigra, inutile. Qualcuno deve aver fatto notare loro che non poteva essere un nome da usare senza subirne conseguenze.
L’ironia e la fantasia, lo sappiamo, sono spesso influenzate dagli usi e dai costumi dell’epoca in cui vengono attivate. Siamo negli anni ’70 e allora cambiano il nome in “The Doobie Brothers“. Anche in questo caso viene usata una tipica espressione slang: le doobies sono le “sigarette” di cannabis. Ma il nome suona bene, il battesimo viene celebrato, il matrimonio s’ha da fare e viene consumato.

Passano quattro anni prima del successo che arriva a maggio del 1973 con la pubblicazione dell’album “The Captain and Me“.
Quattro anni vissuti intensamente. Giorno per giorno. Gente che va, gente che viene (Bill Payne, Patrick “Pat” Simmons, Michael Hossack,…), tour con palchi montati in tutti gli States, supporto di musicisti di tutto rispetto come, ad esempio, i fiati dei The Memphis Horns.

I Doobies hanno messo in moto tanta energia, tanta quanto quella di quel treno che continuiamo a immaginare sferragliare in quel lungo, irrefrenabile percorso che hanno tracciato raccontando se stessi.

Wolfgang's