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Malakay – Millennium ghetto
Esce oggi il video di “Millennium ghetto“, il nuovo singolo del rapper e produttore sardo Malakay pubblicato lo scorso 17 febbraio su tutte le piattaforme digitali per Peermusic Italy e che anticipa l’album d’esordio di prossima uscita.
Millennium ghetto è il primo capitolo di una narrazione più ampia e complessa scritta da Malakay, una fotografia del nostro momento storico, delle paure e delle ansie che viviamo a causa della pandemia a cui fanno da contraltare i riferimenti culturali e le angosce che hanno dominato la fine del vecchio millennio e l’inizio del nuovo.
Nel video, scritto dallo stesso Malakay e prodotto da Nubifilm Studio con la regia di Claudio Spanu, la fuga del rapper dai suoi rapitori non è niente di diverso da quello che cerchiamo di fare tutti ogni giorno: scappare dai nostri errori passati, dalle nostre paure, da ciò che non vogliamo vedere. Ma non importa quanto corriamo, quale remoto nascondiglio riusciamo a raggiungere, quei demoni saranno lì ad aspettarci (Baby, la senti l’ansia da lockdown?).
Attraversato da una “nostalgia” verso i primi anni del nuovo millennio, con un’idea di suono a metà strada tra Kanye West, Pharrell e Ty Dolla Sign, il brano si apre con il discorso che Bill Clinton fece alla fine del 1999, quando si temeva che il “millennium bug” potesse mandare in crash tutti i computer del pianeta scatenando una guerra informatica e un blocco mondiale delle infrastrutture.
Rappresentante della scena rap da più di 10 anni, con Millennium ghetto Malakay ha sviluppato un sound e un immaginario in cui le sonorità elettroniche si fondono con quelle hip hop, “ho iniziato a lavorare sul beat partendo dal sample di un coro africano, volevo qualcosa di etereo che sembrasse quasi sacro, per lavorare sul contrasto con gli altri elementi”.
Le influenze elettroniche e ambient, testimoniante dalle sonorità distorte del ritornello e dall’utilizzo del Talkbox, fanno da tappeto a un flow e a un’interpretazione vicina alla trap, “avevo l’intenzione di creare un sound nuovo” – afferma Malakay – “diverso il più possibile da quello che stavano facendo tutti gli altri”.
A fare da protagonisti nel brano i riferimenti alla cultura pop dei primi anni 2000 che hanno segnato l’immaginario culturale di Malakay come l’uscita di College Dropout, l’album d’esordio di Kanye West o Austin Powers la serie di film parodia delle storie di spionaggio degli anni Sessanta o ancora il riferimento al film del 2007 di Quentin Tarantino e Robert Rodriguez Grindhouse (“è appena uscito College Dropout/fa ancora ridere Austin Powers/mi sento Rodriguez in Grindhouse/Darth Maul sembra il nuovo Darth Vader/We were born in the millenium ghetto”).
L’uscita del singolo è stata anticipata da un video monologo pubblicato sul profilo Instagram di Malakay, scritto con il regista del video Claudio Spanu e l’autore Luca Darden, una riflessione sulla potenza creativa del fallimento. “Quando è arrivato il primo lockdown io avevo un album in uscita che è ovviamente stato stoppato e poi cancellato, tutto quello che avevo fatto fino a quel momento era stato inutile e sentivo che quella sensazione fosse condivisa praticamente da tutti” afferma Malakay. Il fallimento si trasforma, così, in un’occasione per scegliere cosa fare della propria vita e capire come fallire il meno possibile.
Malakay, vero nome Andrea Camboni, è un rapper e produttore sardo. Dopo aver rilasciato numerosi brani autoprodotti, nel 2018 si trasferisce a Milano per lavorare meglio alla sua musica. Nel 2019 pubblica VDAYS, un ep di 5 brani distribuito da Universal.