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Pink Floyd – Live at Pompeii – The Director’s Cut (Documentario)
Pink Floyd: Live at Pompeii, uscito in Italia anche con il titolo “Pink Floyd a Pompei”, è un film-documentario-concerto diretto da Adrian Maben, uscito nella versione per le sale cinematografiche nel 1974 e incentrato sulla musica del gruppo rock inglese dei Pink Floyd.
Maben concepì l’idea di base per il film nel 1971: già all’inizio dell’anno aveva contattato il manager dei Pink Floyd Steve O’Rourke con l’idea di combinare le musiche della band con opere pittoriche, ma la band aveva declinato l’offerta.
L’estate seguente, il regista si recò in vacanza in Italia con la fidanzata e, nel tentativo di recuperare il suo passaporto che credeva aver smarrito durante una visita alle rovine di Pompei, tornò al crepuscolo nell’antico Anfiteatro Romano e lo ritenne una location perfetta per filmare la band in azione. Fin dall’inizio, Maben immaginò che i Pink Floyd dovessero suonare nell’anfiteatro vuoto, senza alcun pubblico. Grazie alla sua conoscenza con il prof. Ugo Carputi dell’Università di Napoli, il regista ottenne dalla locale Soprintendenza il permesso, per l’ottobre seguente, di effettuare sei giorni di riprese nel sito archeologico campano, per l’occasione chiuso al pubblico.
I Pink Floyd insistettero per eseguire tutto il materiale dal vivo, il che implicò il trasporto in Italia, via camion, di tutta la loro attrezzatura da concerto, assieme a un impianto per la registrazione a 24 tracce che garantisse la stessa qualità sonora dei loro lavori in studio.
La troupe, giunta fra le antiche rovine, realizzò di non avere elettricità sufficiente a supportare tutte le attrezzature. L’inconveniente fu risolto portando la corrente elettrica sul luogo direttamente dal Municipio locale, attraverso un lunghissimo cavo che percorreva le strade della cittadina campana, ma la circostanza restrinse i tempi effettivi di ripresa a soli quattro giorni, dal 4 al 7 ottobre del 1971. Le scene girate per prime in ordine di tempo ritraevano i quattro musicisti aggirarsi fra i vapori della Solfatara di Pozzuoli; quindi, nell’Anfiteatro Romano la band eseguì dal vivo tre brani: la prima metà ed il finale di Echoes, One of These Days, e A Saucerful of Secrets; ciascun brano venne eseguito in sezioni separate, poi montate assieme. Dopo ogni ripresa, la band riascoltava l’esecuzione in cuffia per approvarla.
Il regista ha rivelato in anni recenti che diverse bobine di pellicola andarono smarrite subito dopo le riprese: questo, fra l’altro, spiegherebbe perché il brano One of These Days include quasi esclusivamente inquadrature del batterista Nick Mason, il quale ha confermato la vicenda nella sua autobiografia del 2004.
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Pink Floyd: Live at Pompeii. (18 luglio 2016). Wikipedia, L’enciclopedia libera. Tratto il 1 agosto 2016, 21:22 da //it.wikipedia.org/w/index.php?title=Pink_Floyd:_Live_at_Pompeii&oldid=82102019