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Woodstock: Freedom. La mostra per rivivere la rivoluzione hippie

A cinquant’anni dal 15 agosto 1969, il mito di Woodstock sarà raccontato al Museo e alla Torre civica di Asolo attraverso la mostra “Woodstock: freedom”, un percorso che abbraccia cinema, musica e arte per rivivere un periodo rivoluzionario che cambiò la vita di un’intera generazione di giovani.

L’esposizione sarà un viaggio emozionale e multimediale che vuole far immergere il visitatore nelle atmosfere degli anni sessanta per comprendere le motivazioni storiche e sociali che portarono 500.000 ragazzi a vivere i tre giorni di “peace & music” sulle note dell’inno di Richie Havens: Freedom!

“Woodstock – afferma il curatore Matteo Vanzan – è una mostra poliedrica che ha l’obiettivo di far comprendere le ragioni della nascita di un mito attraverso una parte propedeutica fatta di film, fotografie, testi, multimedialità e dischi in vinile tra cui Electric Ladyland di Jimi Hendrix con la copertina censurata – stampa Track con scritte blu – e l’edizione italiana di Good times Bad times Communication Breakdown dei Led Zeppelin, fino ad arrivare alle rivoluzioni della pittura degli anni sessanta con opere quali Jackie Kennedy di Andy Warhol, Compagni Compagni di Mario Schifano, Love di Robert Indiana e Light di Robert Rauschenberg, il vincitore della Biennale di Venezia del 1964″.

Fin da subito Woodstock é stato un affare di soldi. Gli organizzatori dal capitale illimitato Michael Lang, John P. Roberts, Joel Rosenman e Artie Kornfeld scrissero a chiare lettere sul New York Times di essere in cerca di “interessanti opportunità di investimento e business”.
Scelsero quindi i maggiori artisti della loro epoca (invitando anche Beatles, Rolling Stones, Bob Dylan, The Doors e Led Zeppelin, che rifiutarono) per presentare un cartellone in grado di attirare la folla dei grandi raduni internazionali: Jimi Hendrix, Janis Joplin, Joe Cocker, The Who, Creedence Clearwater Revival, Carlos Santana e molti altri ancora. Woodstock altro non era che un’iniziativa commerciale: la “Woodstock Ventures“.
È quindi impossibile capire le ragioni della nascita del mito Woodstock senza rivivere le rivoluzioni che sconvolsero la società degli anni sessanta. A essere messo in crisi fu, in primo luogo, il modello della famiglia borghese diffusosi negli anni cinquanta. Il sistema di valori dei padri venne rifiutato dai figli e il conflitto tra le generazioni esplose. La rivolta giovanile promosse un nuovo stile di vita attraverso non solo l’attivismo politico, ma anche mediante un cambiamento radicale nell’abbigliamento, nei comportamenti sessuali, nel modo di concepire la libertà personale e l’uguaglianza tra le persone.
I giovani furono i protagonisti di una trasformazione generazionale che inneggiò all’amore libero, alla pace e alla fratellanza attraverso le note di Bob Dylan, i film con Marlon Brando e la letteratura beat degli anni cinquanta con opere simbolo come “Howl” di Allen Ginsberg e “On the road” di Jack Kerouac. Registi, cantanti, scrittori e pittori ispirarono, e raccontarono, il clima di un’epoca che ebbe come fuoco d’artificio finale la tre giorni di “peace & music”. A creare il mito furono proprio quei ragazzi stesi sull’erba e nel fango, cullati dalle schitarrate di band che fecero grande la storia del rock. Ci si dimenticò della guerra, delle contestazioni e delle rivolte studentesche chiudendo la porta per immergersi finalmente nell’utopia di una società senza più catene.

“Woodstock: freedom”
Inaugurazione: sabato 23 febbraio 2019 alle ore 18:00 presso la Sala Consiliare, in piazza D’Annunzio 1, Asolo.

23 Febbraio 2018 – 12 Maggio 2019
Orari: venerdì: 15:00 – 19:00; sabato, domenica: 10:00 – 19:00.

Museo Civico
via Regina Cornaro 74
Asolo (TV)
Ingresso: intero 10 €; ridotto 8 €; ingresso famiglie 25 € (2 adulti e 2 minori). Visite guidate su prenotazione

Wolfgang's